Con tale tecnica si impregnavano solo pochi neuroni, ma proprio in questo risiedeva la sua forza: se la colorazione fosse avvenuta su tutte le fibre nervose presenti, sarebbe stata una bella sfida distinguere un singolo neurone nella fitta rete neurale in cui è immerso. La colorazione avviene utilizzando bicromato di potassio e nitrato d’argento che, reagendo, formano un precipitato che si deposita all’interno della matrice citoplasmatica lasciando inalterati i mitocondri ed il nucleo, un fatto necessario per poter distinguere un neurone dall’altro.
Corteccia cerebrale, neuroni piramidali. Colorazione: impregnazione argentica, metodo nero di Golgi. © web
Con l’avanzamento della reazione, i granuli di precipitato si ingrandiscono fino a ricoprire l’intera superficie del neurone, che appare al microscopio di colore nero (da qui "reazione nera"). Il motivo per cui solo alcuni neuroni assorbono il colore sembra dipendere dallo stato metabolico del neurone e dalla particolare funzione che esso esplica nel momento in cui il tessuto è sezionato. Grazie a tale tecnica, inoltre, Golgi è stato in grado di scoprire un apparato citoplasmatico presente in tutte le cellule eucariotiche: l’apparto del Golgi.
Dettaglio dell'arnia dell'apiario BUONO dedicata a Golgi © Carlo Taccari

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— buono (@ilmielebuono) 7 novembre 2016
Quando li ho trovati li ho fatti neri, un altro poi è uscito allo scoperto. Chi sono?#20Buoni #beekeeping #Supporting #research pic.twitter.com/2DFgQbgXmh